MOSÈ SCHWARZ
Continua il percorso di collaborazioni di stampo artistico di Villahangar, cominciato con la quarta uscita del 2021, la traccia Mbokodo Feat. Tabia di Leo Guardo dello scorso luglio: per la cover dell’EP di Remix della traccia “Golden Hour” di Jessy Greene & The Axiom la label affida la firma creativa all’ artista Mosè Schwarz, pittore, disegnatore ed illustratore.
Nato a Lugano nel 1996, cresciuto tra le montagne del mendrisiotto e del Luganese, ha iniziato con i graffiti a 12 anni, influenzato dal clima denso di hip-hop che pervadeva la il mendrisiotto.
Si è così dedicato allo sviluppo del lettering, sia a livello concettuale su carta, che su parete. Durante l’adolescenza, spinto da un senso di incomprensione e frustrazione si sono dato al bombing, quindi i graffiti illegali, con diversi pseudonimi: periodo di attività particolarmente consistente si è concluso con l’arresto, miracolosamente conclusosi senza conseguenza penali, grazie a lavori socialmente utili e alla personale compensazione dei danni causati.
Successivamente ha cominciato a spaziare nel mondo dell’illustrazione. Non avere ricevuto un’educazione artistica classica gli ha permesso di creare, nonostante le limitazioni tecnico-teoriche, uno stile personale in cui motivi floreali, forme geometriche e ossa si legano in armonia. Abbandonate così le attività notturne, questo gli ha permesso di dedicarsi a progetti legali più ambiziosi, dedicandosi anche allo studio: nel 2016 si è trasferito a Losanna per conseguire una laurea in letteratura e linguistica in Italiano e Inglese.
Vivere in una realtà urbana più grande è per lui un cambiamento notevole: gli spazi di creazione, liberi e più numerosi, gli offrono la possibilità di creare a due passi da casa, senza stress o preoccupazioni.
Ma è stato l’anno speso a Zurigo tra 2019 e 2020 quello che gli permette di creare un network di connessioni con numerosi artisti, spingendolo in una direzione più matura e consapevole, guidata da una sicurezza nuova.
Il suo processo artistico è tuttavia perseguito all’ombra degli studi: al momento sta seguendo un Master in Media Management alla facoltà di Comunicazione dell’Università di Lugano.
Tornare in una realtà che conosce ha creato nuove opportunità e sbocchi creativi, come quello con Villahangar, nonché più commissioni e tempo per dedicarsi ai miei lavori personali. In futuro, il suo desidero è creare un metodo di lavoro ibrido tra analogico e digitale, e imparare a tatuare per traslare il suo stile e arricchirlo tramite prospettive differenti.
Il mondo del writing è legato al mondo musicale dell’hip hop e del rap.
Lo sei anche tu o hai sviluppato il tuo percorso da writer indipendentemente dal contesto musicale?
Se si, quali artisti ascolti del genere e c’è qualcuno in particolare che prediligi?
Il mio percorso di writer è iniziato grazie alla presenza massiccia della cultura hip-hop nel mendrisiotto, attorno al 2007-2008. In quegli anni quel genere musicale era lo status quo, ci eravamo confrontati tutti a livello generazionale. Parallelamente al contesto musicale c’era una fervida scena di writing, dalla quale mi sono lasciato ispirare. Negli anni si sono aggiunti altri generi musicali, ma rap e hip-hop sono rimasti una costante. Ho esplorato tutto, dai classici ai sottogeneri, fino alle declinazioni trap di questi anni. Tra i miei rapper classici preferiti rientrano sicuramente MF Doom, Nas, Mos Def. Tra quelli contemporanei Joey Bada$$ e Mac Miller.
Come si è svolto il tuo primissimo incontro con i graffiti?
Ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi hanno sempre supportato, a 12 anni mi hanno comprato un six pack di colori base della Sabotaz, col quale ho fatto le prime scritte nel vecchio granaio della casa dove abbiamo abitato durante la mia infanzia.
Parli di sfogo di un senso di incomprensione e frustrazione di quando ti sei dedicato ai graffiti illegali. Per te era più un dedicarti ad un’attività di protesta o un modo per esprimere la tua creatività o un mix dei due aspetti?
In realtà nessuno dei due (ma più la seconda): non ho mai voluto fare graffiti per protestare contro un sistema immaginario o un presunto status quo. Non penso ci sia un lato creativo sufficientemente sviluppato in una tag per considerarla un’attività creativa. Ero più mosso dal brivido di camminare nella notte solo e con delle bombolette nello zaino, e dalla terribile poeticità dell’atto.
Come hai vissuto l’arresto? Nel senso, lo hai vissuto come un’ingiustizia ovvero come un non riconoscimento di qualcosa che ora a tutti gli effetti a differenza del passato è considerato arte?
Ho vissuto il mio arresto come meritata punizione della leggerezza con la quale approcciavo l’illegalità, quasi come se potessi viverla di traverso, o esserne al di sopra. La mia non organizzazione, impulsività e mancanza di persone esterne a supportarmi mi sono state fatali. Il mio approccio era completamente non calibrato rispetto al luogo geografico in cui lo facevo, il Ticino.
Losanna e Zurigo. A parte questo periodo di restrizioni causa pandemia, ami viaggiare? La metropoli/la città più grossa secondo te rispetto a realtà più piccole offre una linfa creativa più ampia in quanto ad atmosfera e ispirazioni?
Ho sempre amato viaggiare, anche se forse l’ho fatto meno di quanto avrei voluto. Negli ultimi anni ho cominciato a farlo maggiormente, è un’attività che apre la mente e distrugge tante barriere che si creano stando fermi in un posto solo. Penso che la città e la realtà più ristretta abbiano entrambi pregi e difetti. In un’area urbana è più semplice creare contatti e confrontarsi con altri artisti. Al contempo è una fonte pressoché infinita di distrazioni, mentre in una realtà più tranquilla è più semplice trovare spazio e tempo da dedicare a progetti e ricerca. Penso che un equilibrio tra queste due realtà sia la soluzione ideale.
Network di connessioni. Secondo te qual è la situazione attuale del mondo degli artisti come te a Lugano/Svizzera e a livello generale nel mondo?
Come in ogni ambito, internet ha contribuito a creare una saturazione di informazioni. Questo ha dato più spazio e visibilità agli artisti, ma anche la possibilità a chiunque di farsi ispirare, imitare, e tentare di trovare una propria dimensione artistica. Tutto è venuto alla luce, non ci sono più segreti e l’arte è stata sdoganata. Ognuno può cercare tutorial su Youtube e ispirazioni su Pinterest, creare e ripostare online. Questo premia gli stili originali e personali, e in generale penso abbia contribuito ad un innalzamento del livello di qualità delle opere che vengono prodotte. Come artista che vuole continuare ad imparare tutto ciò è bellissimo.
You are therefore also dedicating yourself to more ambitious legal projects, which is how an artist like you can express his art in a legal way. The philosophical difference with clandestine activities is clear. Do you find that it is a right evolution to give artists the opportunity to express themselves and work or do you sometimes regret the aspect outside the rules and full of connotations of protest?
I don’t miss it at all, although on the one hand it will never really leave me. On the road I will
always have markers or stickers with me, in order to leave my name somewhere. However, legal work opens up endless avenues on a creative level, sheltered from a sense of urgency and haste. Working on ambitious projects takes time, and only by working on them legally is it possible to do so. This does not detract from the esteem I feel for those who continue to push their name on wagons or through the city streets, or the pleasure I feel looking at the pieces on the way during a train trip.
Literature and linguistics in Italian and English, the Master in Media Management at the Faculty of Communication of the University of Lugano. How do your studies today complete, as well as on a human level, your artistic side?
My studies complete my artistic path giving it freedom and independence. The two floors, the artistic and the professional, remain separate. Not being obliged to live on art, I can focus on it without obligations or limits, remaining its master. Despite this, studying creates cognitive stimuli that flow into my creative process.
Su quali aspetti nello sviluppo del lettering ti sei concentrato su carta e parete?
E a tuo parere, ci sono differenze nello sviluppo e nella realizzazione pratica su questi due supporti diversi?
Personalmente ho sempre avuto una predilezione per lo sviluppo del lettering su carta, anche influenzato dal fatto che ho sempre creato da solo. Per me è sempre stata una ricerca personale e un dialogo con me stesso. Tra i due medium ci sono sicuramente differenze a livello tecnico e a livello di realizzazione. Al contempo il lavoro su carta è il lavoro di studio, ogni pezzo su un muro ha alle spalle ore passate a sviluppare idee su carta.
La tag per il writer è lasciare il segno del proprio passaggio. Anche tu hai vissuto questa fase o ti sei dedicato più ai graffiti?
Ho avuto un periodo in cui ero ossessionato dall’handstyle, tuttora penso che ogni writer bravo si veda dal modo in cui approccia una tag. Nel periodo in cui ero più attivo illegalmente prediligevo le tag ai graffiti, per la gestualità e la velocità di esecuzione.
Come hai vissuto il periodo di lavori socialmente utili che hai dovuto effettuare dopo l’arresto?
Non è stato un periodo terribilmente lungo, quindi non mi ha pesato molto. Sapevo che fosse una punizione meritata (quasi clemente). Certo, la sveglia alle 05:30 per arrivare in tempo non mi era causa di gioia, ma come si dice: “a man’s got to do what a man’s got to do”.
Nel mondo del writing internazionale oggi c’è qualcuno che segui e ammiri particolarmente per complessità, bravura nella cura e nella precisione tecnica nella realizzazione dei pezzi? E nella scena newyorchese iniziale degli anni ’70?
Ce ne sono parecchi, internet ha creato una piattaforma di lancio e una galleria digitale nella quale è possibile riflettersi negli stili di tutti. Questo crea un sacco di monotonia, ma premia chi sa spiccare. Tra gli artisti che ammiro di più menzionerei Sofles, Askew, Aryz, Etam Cru e Nychos. Non sono mai stato focalizzato sul passato, ma non posso che rispettare artisti come SEEN e DONDI.
In Italia molti celebri e riconosciuti tatuatori provengono dal mondo del writing, è quasi un percorso naturale, ed è un’attività che vorresti fare anche tu.
Hai già cominciato a muovere i primi passi o al momento è il tuo desiderio per il futuro?
Ho già cominciato a muovere i primi passi anni fa, successivamente ho accantonato l’idea, e l’ho ripresa da poco, questa volta con rinnovato interesse. Attualmente sto studiando più materiale possibile e ricevendo un sacco di consigli da amici che lo fanno già, per avere un buon livello nel momento in cui inizierò davvero.
Su cosa pensi ti sei concentrato da un punto di vista artistico per la collaborazione con Villahangar?
Questa è un’opportunità speciale per me, mi dà la possibilità di declinare il mio stile in modo diverso, di spogliarlo e semplificarlo per farlo intersecare con le esigenze del mondo della grafica. Oltre a ciò, mi dà la possibilità di esplorare il disegno digitale, con tutte le strade che apre e le possibilità che contiene. Nello specifico mi concentro su composizioni più semplici e ordinate, composte da pochi elementi, ma soprattutto sulla composizione delle tonalità e del colore.
Il tuo stile illustrativo è fatto di motivi floreali, forme geometriche e ossa che si legano in armonia. Puoi raccontare il perchè dell’unione di questi tre elementi in particolare?
Non avendo ricevuto un’educazione artistica “classica” sono a volte limitato, il che mi ha spinto a sperimentare con meno elementi e cercare uno stile più personale e particolare, all’interno del quale sono confluiti lentamente elementi che hanno per me un significato forte. La geometria sta alla base, detta l’armonia compositiva. I fiori narrano la mia infanzia, i luoghi in cui sono cresciuto e riflettono una parte importante della mia personalità. Mentre teschi e scheletri fungono da monito, formando un dialogo che parla di caducità, fioritura e appassimento.
Oggi molti writer vivono la loro espressione artistica in piena legalità, mostrando il proprio talento con la bomboletta e altro alla luce dei riflettori. Grazie alla loro visione creativa sono approdati nella comunicazione, nel design e nell’abbigliamento: la tendenza artistica della street art influenza il cinema, la video arte, le tecniche pubblicitarie e la moda. Molti, integrati nel sistema convenzionale del mercato dell’arte, devono il loro valore ad esperienze precedenti, spesso formalmente illegali. Cosa pensi di questo processo che si è attuato rispetto al passato e come lo vivi personalmente?
Penso che sia il naturale compimento di un processo storico e sociale. Dopo un periodo di incubazione, fatto anche di isolamento ai margini, è stato riconosciuto il valore di artisti che contribuiscono a portare una variante nuova e fresca all’interno del mondo dell’arte. Allo stesso tempo credo che spesso ci siano problemi riguardo ad un utilizzo improprio di questo tipo di arte, attuato da brand che non hanno nulla a che fare con una determinata cultura. Ci sono i due lati della medaglia, da una parte c’è chi finalmente riesce a vivere tramite la propria arte, dall’altra la tendenza ad utilizzarla solo per moda e tendenza. Personalmente lo vivo in modo indiretto, non essendo obbligato a vivere della mia creatività la posso vivere in modo più sereno, senza curarmi tanto di come si evolve a livello economico.